Notte d’Agosto-August Night

 

 

Notte d’Agosto

 

Ci sono momenti in cui le nostre vite attraversano uno spazio buio. Ci sentiamo persi, smarriti, abbandonati e perseguitati con pensieri poco edificanti. Tristezza e la tendenza a deprimerci, non aspettano altro che passare all’attacco, aggredendoci come un famelico nemico. Nella notte oscura e tempestosa, vuole approfittarsi delle nostre debolezze, insinuate dalla sfiducia. E’ come se fossimo davanti ad un serpente sibilante, paralizzati da tale paura e che voglia sconfiggerci. E invece, in uno di quei momenti, potrebbe succedere che qualcosa o qualcuno dentro di noi, si voglia ribellare ad una sorte troppo facile da seguire.

Forse l’anima, stanca delle angherie del mondo della forma, distoglie lo sguardo dal basso e lo volge speranzosa verso l’alto?

 

August Night

 

There are moments when our lives pass through a dark space.
We feel lost, disoriented, abandoned, and haunted by disheartening thoughts.
Sadness and the tendency to fall into despair are just waiting to strike,
assaulting us like a ravenous enemy.

In the dark and stormy night, it seeks to exploit our weaknesses,
those sown by doubt and mistrust.
It’s as if we were facing a hissing serpent,
paralyzed by fear, as if it were determined to defeat us.

And yet, in one of those very moments,
something—or someone—within us
might rise up in rebellion against a fate too easy to surrender to.

Perhaps the soul, weary of the tyranny of the world of form,
lifts its gaze from the depths and turns it upward,
full of hope?

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Notte d’agosto.

 

 

Ricordi che affiorano alla mente,

come se fossero passati

solo pochi giorni.

Invece da quella notte d’agosto

del millenovecentonovantotto,

sono passati “appena” ventisette anni.

Zingareggiando per i poggi

della Maremma, senza meta

e alcuna voglia di tornare a casa

in quella Follonica sul mare,

arrivato sul colmo di un colle

accostai l’auto sul ciglio della strada,

spensi le luci lasciando accese

quelle lampeggianti di emergenza.

In quell’improvviso

e silenziosissimo buio,

con un impercettibile

refluo di sottile vento,

scendendo dall’auto in sosta

feci seguito alla tua domanda

sul perché di quella improvvisa fermata.

“Qui dovrebbe andare bene”, risposi.

Alzai di scatto la testa al cielo

e parlai a mia volta:

“Guarda un po’ lassù…”.

In quel silenzio irreale

nel deserto più buio,

come era quel periodo

delle nostre vite,

volgesti lo sguardo al cielo.

Ricordi?

Rimanemmo come due “bischeri”

a rimirar le stelle

circondati, avvolti e immersi

nell’indescrivibile marea stellata

della Via Lattea,

che sembrava si potesse

toccare con un dito.

A quella vista, subitamente

restammo in silenzio,

perché qualsiasi parola

avrebbe interrotto la magia

di quell’indimenticabile momento.

Incredibile, ma vero

si ammutolì anche ogni nostro pensiero.

Davanti alla Maestà dell’Infinito

nessuno può permettersi

di parlare e di pensare.

Occorre solo sapere ascoltare

quello che il Creatore

ci vuole comunicare

attraverso il Linguaggio delle Stelle.

So che a rivivere quei momenti

ti verranno i lucciconi agli occhi,

ma almeno una volta nella vita

volgere lo sguardo verso l’Universo,

ammirando l’Opera che nessun uomo mai,

potrà riprodurre, nemmeno

con una fedele fotografia,

è una di quelle sensazioni

ed esperienze indelebili

che non potranno venire cancellate,

perché scolpite nella memoria

come parole su roccia

con mazzuolo e scalpello,

rimanendo impresse soprattutto

nell’ardente cuore,

e forse anche nel freddo cervello.

Pensa se vivessimo tutti i giorni,

memori di quella mezz’ora

passata in scioccante silenzio

che sembra ancora ieri,

mentre eravamo quasi trent’anni fa

in quella notte d’agosto,

su di un poggio, a Montieri.

 

 

Firenze, 26/1/2025 ore 8.16

 

 

Immagine: dal web

 

 

 

August Night

Memories rising to the surface,
as if only a few days had passed.
And yet, since that August night
in nineteen ninety-eight,
“only” twenty-seven years have gone by.

Wandering aimlessly
through the rolling hills of the Maremma,
with no destination
and no desire to return home
to that Follonica by the sea,
I reached the crest of a hill,
pulled the car over to the roadside,
turned off the headlights but left
the emergency blinkers flashing.

In that sudden
and deeply silent darkness,
with an imperceptible
whisper of light wind,
stepping out of the parked car,
I responded to your question
about the reason for that unexpected stop.
“This should be a good spot,” I said.

Then I lifted my head sharply to the sky
and said in turn:
“Take a look up there…”

In that unreal silence,
in the darkest desert,
as that time in our lives was,
you turned your gaze to the sky.
Do you remember?

We stood there like two fools
gazing at the stars,
surrounded, wrapped, immersed
in the indescribable starry tide
of the Milky Way,
which seemed as if
we could touch it with a finger.

At that sight, all at once
we fell silent,
because any word
would have broken the magic
of that unforgettable moment.

Incredible, but true:
even our thoughts fell mute.
Before the Majesty of the Infinite,
no one has the right
to speak or to think.

All that’s needed is to know how to listen—
to what the Creator
wants to tell us
through the Language of the Stars.

I know that reliving those moments
will bring tears to your eyes,
but at least once in a lifetime,
lifting your gaze to the Universe,
admiring the Work that no man
could ever recreate,
not even in the most faithful photograph,
is one of those feelings,
those indelible experiences
that cannot be erased,
because they are carved in memory
like words on stone
with mallet and chisel,
etched above all
in the burning heart—
and maybe even in the cold mind.

Just imagine if we lived each day
remembering that half hour
spent in shocking silence
that still feels like yesterday,
while in truth it was nearly thirty years ago
on that August night,
on a hill, in Montieri.

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Florence, January 26, 2025 – 8:16 a.m.

Image: from the web

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