San Galgano

di Maurizio De Cicco

San Galgano

5 Giugno 2023 Articoli 0

San Galgano

Si trova tra Grosseto e Siena, più precisamente sulla strada che va da Follonica (Gr), verso la città del Palio. Passando il bivio di Montarrenti, poco prima del castello sito in Rosia, frazione del comune di Sovicille (Si), si trova il Ponte della Pia costruzione risalente al XIII secolo. Dante Alighieri nel V canto del Purgatorio (131-137) cita un episodio dove il Poeta fiorentino pare faccia riferimento ad una nobildonna senese, Pia de’ Tolomei:

 

“Deh, quando tu sarai tornato al mondo,

e riposato della lunga via”,

seguitò ‘l terzo spirito al secondo,

“ricorditi di me, che son la Pia:

Siena mi fe’, disfecemi Maremma:

salsi colui che ‘nnannellata pria,

disposando m’avea con la sua gemma”.

 

Provenendo dalla cittadina maremmana e passato il comprensorio di Massa Marittima, si arriva nel comune di Chiusdino (Si) terra natia di Galgano Guidotti. Chiusdino ha origini longobarde 568-569 circa ed il suo “centro storico” è rimasto così come è stato costruito. Camminando fra le case lungo le sue stradine, sembra che il tempo si sia fermato molto, ma molto tempo fa. Invece, la storia che ci racconta di questo abitante del luogo nato tra il 1148-1152 circa e scomparso il 30/11/1181, è povera di notizie. Ad un certo punto della sua vita lasciò la terra natia e quando vi ritornò da Cavaliere, si ritirò a vita monastica presso l’Eremo di Monte Siepi dove conficcò la sua spada in una roccia il 21/12/1180. Chissà se era stato Monaco e Cavaliere allo stesso tempo. La figura di Monaco-Guerriero fu indicata e definita da San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153). La leggenda narra inoltre che lo scanno di un membro della Tavola Rotonda di Re Artù, recasse il nome di Messer Galvano. Subito intorno a lui si creò un’atmosfera di ammirazione e devozione, ma si sa che le medaglie hanno sempre un rovescio. Non mancarono certo i gelosi e gli invidiosi che gli bruciarono il capanno in cui si era ritirato in preghiera. Sempre la leggenda narra che i colpevoli vennero sbranati dai lupi che difendevano l’eremo. Ancora oggi sono osservabili le riproduzioni delle mani di chi osò profanare il tempio di Galgano per ammonire i malintenzionati. Esse sono custodite in una teca coperta da un panno di velluto verde all’interno della piccola cappella, con gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti (Siena 1290-1348). Nel terreno sottostante, immersa nel silenzio rigoroso ed “ascetico” del nulla che la circonda, avvolta da un alone di magia, imponente, austera, maestosa, s’innalza l’affascinante e misteriosa Cattedrale di San Galgano. Non ha pavimento, né porte, né vetrate, né tetto, tantomeno l’arredamento, ma è lì da ormai novecento anni. Anche l’Altare Maggiore è una ricostruzione. Interessante il fenomeno a cui si può assistere solitamente il 21 di giugno (ingresso solare in Cancro, inizio dell’estate) al sorgere del Sole. Al Santo di Chiusdino ho dedicato una breve poesia in occasione dell’anniversario della sua dipartita terrena.

Immagine originale di: Maurizio De Cicco

 

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